mercoledì 11 luglio 2007

ECOMARATONA OVVERO MARATONA IN MONTAGNA...

La prima volta che ho sentito parlare di ecomaratona è stato nell’aprile scorso quando in villa Ugo Giammarioli, in uno dei tanti allenamenti serali fatti insieme, mi raccontava della sua volontà e quella di Roberto Ricottini di correre l’ecomaratona di Lugo dei Marsi in Abruzzo prevista per il 13 maggio. Dal nome ho subito intuito che si trattava di qualcosa di difficile ma affascinante e così la stessa sera mi sono collegato al sito della gara per vedere di che cosa si trattasse.
42,195 km di corsa tra sentieri e boschi pieni di salite e discese, il tutto immerso nella natura. Sul sito ufficiale del circuito delle ecomaratone (il circuito comprende cinque gare) si legge: “l'ecomaratona è una corsa che si svolge in ambienti naturali, per favorire la conoscenza, promuovere il rispetto e valorizzare le risorse culturali, naturali e umane dei luoghi ove si svolgono”.
Non ci ho pensato neanche un secondo per decidere di aggregarmi a Ugo e Roberto in questa nuova avventura. La preparazione della gara è molto soft, l’unico obbiettivo è quello di vivere una nuova esperienza. A cavallo tra aprile e maggio corro una mezzamaratona e un lungo di 27 km fatti con molta tranquillità.
La mattina del 13 maggio appuntamento un quarto alle 6 ai vialoni con Ugo e Roberto e dopo poco più di un ora di viaggio raggiungiamo Collelongo dove è prevista la partenza della nostra prima ecomaratona. Il paesaggio è stupendo, tutto intorno è verde e si respira un’aria pura. Incontriamo alcuni amici della Running Evolution (Antonio, Mauro, Maria, Giuseppe, Marta) che partiranno mezzora dopo di noi per correre la 13 km.
La partenza è puntuale alle 8,30. Partiamo con un andatura tranquilla per evitare di arrivare cotti nella parte più dura del tracciato. Si scende lungo una vallata per raggiungere un bosco fitto di vegetazione. Da qui si comincia a intravedere una delle cose più belle viste nelle mie gare di montagna: un grande prato (lago secco) pieno di fiori di vari colori. Giriamo attorno al prato immersi nel bosco per circa quattro km e poi giù per attraversarlo. E qui lo spettacolo è meraviglioso, i colori del prato sono variopinti, il profumo dell’erba e dei fiori è meraviglioso. Il tutto è completato dagli atleti che attraversando il prato con le loro canotte colorate creano in connubio unico con i colori dei fiori. Si prosegue con la prima salita della gara che ci riporta a Collelongo (17° km) per poi proseguire verso il Monte Colubrina. Qui la salita diventa molto dura e in parecchi tratti decidiamo di camminare. Ugo e Roberto sono di ottima compagnia, allenarsi e gareggiare con loro è veramente molto bello, sono due persone che interpretano questo sport con puro divertimento e abbinando il tutto con la passione per la montagna li rendono speciali.
Per quattro km alterniamo corsa e camminata immersi in una fitta vegetazione. Al 21 km raggiungiamo la vetta della Forchetta Morrea a 1.600 mt sl. Siamo stati bravi a non esagerare in questa prima parte, le nostre condizioni fisiche sono relativamente buone. I successivi 15 km sono un alternarsi di stappi più o meno duri, spesso camminiamo per ammirare il paesaggio unico.
Gli ultimi 7 km sono di ripida discesa tra i boschi, la nostra condotta di gara ci permette, in questo tratto, di recuperare parecchie posizioni in classifica. Francamente della classifica non importa a nessuno dei tre, in noi comincia ad affiorare la grande soddisfazione di aver vissuto un’esperienza unica, di aver conosciuto dei posti splendidi, di aver capito che correre immersi alla natura è la cosa più naturale di questo mondo.
Arriviamo a Collelongo affiancati, quasi in parata, con le nostre tre canotte azzurre, sentiamo gli applausi della gente e degli amici della running evolution, l’emozione è veramente fortissima.
Chiudiamo in 4h,38’. I giudizi post-gara sono unanimi, è stata una splendida avventura.
L’esperienza di Lugo è stata così coinvolgente a tal punto di decidere di partecipare alla successiva ecomaratona prevista per l’8 luglio a Busana (RE) sull’Appennino tosco-romagnolo.
Anche la preparazione di Busana è molto soft, due lunghi di 20 e 24 km corsi ad un’andatura da crociera bastano.
Approfittando dell’assenza della splendida Greta in vacanza dai nonni in Sicilia, alla vigilia della gara di Busana si decide, insieme alla complice Maria Grazia, di trascorrere un fine settimana all’insegna dell’avventura. Partenza alle ore 7 del sabato per raggiungere Principina a Mare in provincia di Grosseto, giornata trascorsa in spiaggia a godersi il bel mare toscano e in serata partenza per Busana. Arriviamo alla meta all’una di notte e per scelta decidiamo di dormire in macchina nella piazza principale del paese. Alle ore 6 si ci sveglia all’arrivo di una vigilessa che con molta frenesia cerca di sistemare una serie di birilli allo scopo di bloccare l’afflusso delle auto che da li a paco invadevano il piccolo paese emiliano. E tra un cornetto comprato nella bottega del paese e un lavaggio di denti fatto in piazza, si ci avvia verso la partenza prevista alle 8:30. Vivere il pre-gara in un modo così spartana è stata una bellissima esperienza.
Maria Grazia parte per affrontare la non-competitiva di 11 km, mentre io mi aggrego ai 350 iscritti dell’ecomaratona (è il record per questo tipo di gara). Fin dal mattino si intuisce che la giornata sarà molto calda.
Dopo un paio di giri nel paese si ci immette su un sentiero sterrato in mezzo ad un fitto bosco. Dopo quattro km di discesa si raggiunge Cervarezza, un piccolo e bellissimo borgo dove dei bambini si divertono a lanciarci dei palloncini cercando la nostra complicità nel farli scoppiare. Da qui iniziamo la prima salita di circa quattro km piuttosto dolce. L’atmosfera è bellissima, si incontra molta gente che ci applaude e ci fa festa, è orgogliosa di mostrarci le loro bellezze e ne sono fieri (e ne hanno le ragioni per farlo). Il caldo che comincia a farsi sentire e il percorso duro mi convincono di correre con molta prudenza, affronto la prima salita con tranquillità godendomi le bellezze del luogo. Al km 11 si ritorna a Busana per immettersi su un altro sentiero in direzione apposta rispetto a quello della partenza. Dopo tre km di discesa si inizia quello che da queste parti chiamano il terribile Tirone, la salita che dal paesino Nismozza posto a 750 mt sl raggiunge dopo 6 km il rifugio di Santa Maria della Maddalena posto a 1.550 mt sl, un dislivello di 800 mt su un sentiero pieno di ciottoli in mezzo ad un fitto bosco. La salita è durissima, molto più dura della salita di Lugo, solo in pochi tratti si riesce a correre, per il resto tutti camminiamo e con molta difficoltà.
A fatica raggiungiamo la vetta dove ci aspettano per applaudirci parecchie persone. Alcuni musicisti della zona ci allietano con musiche montanare. Il panorama in vetta è indescrivibile, per un momento mi verrebbe di fermarmi e sedermi ad ammirare le meraviglie della natura. Decido di proseguire la gara, ci immettiamo su una ripida discesa rocciosa che dopo due km ci permettere di raggiunge il lago Calamone posto a 1.350 mt sl. È una meraviglia della natura, tutto intorno un verde prato e dei secolari pini fanno da cornice allo straordinario laghetto.
La discesa verso valle è ripida e soprattutto sotto un cocente sole, si superano i trenta gradi. Raggiungiamo il rifornimento del 26 ° km completamente assettati, sono in completa crisi. Effettuo un abbondante rifornimento e grazie al sopraggiungere di un fitto bosco mi riprendo completamente dalla crisi.
I successivi dieci km sono piuttosto semplici, solo una serie di strappi non molto impegnativi. In questo tratto corro molto veloce, mi sento bene e l’andatura accorta della prima metà del percorso mi permette di raggiungere parecchi corridori in piena crisi. L’ultima salita di 2 km piuttosto impegnativa l’affrontiamo al 37 ° km, tra corsa e camminata raggiungo la vetta per buttarmi velocemente nella discesa che porta all’arrivo.
Chiudo in 4h, 35’, 26° assoluto su 330 arrivati. Da buon siciliano ho sfruttato al meglio il caldo afoso che ci ha cotti nella seconda parte della gara.
Il piazzamento è l’ultima cosa a cui si pensa dopo aver concluso una gara del genere. Nella mia mente sono rimaste le bellezze naturali del luogo, dalla vegetazione dei boschi ai panorami a mozzafiato, dai profumi dei fiori alle sensazioni nel respirare quell’aria pulita, dall’orgoglio della gente che ci vive alla gentilezza mostrata nei nostri confronti. Sembra una favola, ma è semplicemente la vita di montagna.
All’arrivo mi viene incontro una entusiasta Maria Grazia, è felice dell’esperienza vissuta. Mi racconta la sua gara di 11 km, km per km, guardandola le vedo i due occhi brillare dalla felicità. Anche lei ha vissuto le stesse emozioni che ho vissuto io.
Per fare una gara del genere non bisogna essere super-maratoneti, è necessario un po di spirito di avventura e soprattutto la voglia di scoprire se stessi e il mondo.
Filippo Salvo Radduso

Nessun commento: